agrochimici, all’irrigazione e alle teniche di gestione

La casa della batteria Snc di Formica Antonio & C.

Il paradigma attuale di produzione delle colture intensive non può affrontare le sfide del nuovo Millennio. Per crescere l’agricoltura deve imparare a salvare”.
Con queste parole il Segretario Generale della FAO Jacques Djouf, dal 2012 sostituito dal brasiliano José Graziano da Silva che è stato eletto il 26 giugno u.s., ha sintetizzato il nuovo modello di agricoltura lanciato dalla Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite che ha presentato la pubblicazione “Save and Grow”, curata dalla Divisione Produzione vegetale e protezione delle piante diretta da Shivaji Pandey.

Il progetto, anche se viene specificato che si rivolge soprattutto ai piccoli contadini dei Paesi in via di sviluppo, ha una valenza culturale che oltrepassa gli obiettivi prefissati perché di fatto supera il modello dell’agricoltura intensiva su cui si era basata la produzione di cibo per una popolazione globale che aumentava velocemente.
Se la “Rivoluzione Verde”, grazie alle varietà colturali ad alto rendimento, ai prodotti agrochimici, all’irrigazione e alle teniche di gestione, tra il 1961 e il 2000 ha salvato dalla fame circa 1 miliardo di individui e ridotto il numero dei denutriti, tali risultati hanno avuto un costo. In molti Paesi, dopo decenni di colture intensive i terreni fertili si sono degradati, le riserve idriche sotterranee si sono impoverite, sono aumentate le infestazioni di parassiti, è stata erosa la biodiversità e sono stati inquinati aria, suoli e acque.


Non c’è dubbio, sostiene la FAO, che con una previsione di crescita della popolazione mondiale che raggiungerà al 2050 i 9,2 miliardi di individui, non c’è altra scelta che aumentare la produzione agricola, ma il tasso di crescita dei principali cereali è in declino e gli agricoltori sono di fronte a una serie di sfide correlate tra loro: aumento della concorrenza per la terra e l’acqua; aumento dei prezzi di carburanti e fertilizzanti; impatto dei cambiamenti climatici.

L’agricoltura deve ritornare alle sue radici riscoprendo l’importanza di un terreno in buona salute, basandosi sulle sostanze nutritive delle piante e facendo ricorso con giudizio ai fertilizzanti minerali. Suoli ricchi di biota e di materia organica sono la base dell’incremento della produttività. Le politiche per promuovere buone condizioni del terreno dovrebbero incoraggiare l’agricoltura di conservazione, sistemi misti di agricoltura e zootecnica e sistemi agro-forestali. Un impiego assennato dei fertilizzanti minerali fa risparmiare denaro ed assicura che i nutrienti raggiungano le piante e non inquinino l’atmosfera, il terreno e le falde acquifere.

“Produrre di più con meno” è l’approccio del nuovo modello proposto che si avvale essenzialmente di tecniche dell’agricoltura conservativa.
Introdotta circa 30 anni fa, l’agricoltura basata sulla conservazione degli ecosistemi, è già praticata su circa 100 milioni di ettari di terra in tutto il mondo. L’agricoltura di conservazione, o agricoltura senza lavorazione, consiste in una serie di pratiche agronomiche che permettono una migliore gestione del suolo, limitando gli effetti negativi sulla sua composizione, sulla struttura, sul contenuto di sostanza organica e sull’entità del processo di erosione e conseguente degradazione. Si interferisce poco sul terreno, che non viene lavorato o lavorato al minimo. Si mantiene in modo permanente la copertura organica del suolo e le colture vengono rotate per evitare la perdita delle sostanze nutritive ed il proliferare delle infestazioni. Le sementi vengono piantate direttamente nella terra. Non è una tecnica unica, ma offre ai coltivatori molte combinazioni possibili da scegliere ed adattare alle condizioni locali.

Tra le altre tecniche sviluppate dalla FAO 45 e dai suoi partner nel corso degli ultimi anni ed ora presentate nella pubblicazione “Save and Grow”, vi è l’irrigazione di precisione, per produrre di più con meno acqua, ed un impiego più preciso dei fertilizzanti per raddoppiare l’ammontare di nutrienti assorbiti dalle piante.
La gestione integrata delle infestazioni parassitarie, le cui tecniche combattono i parassiti senza un eccessivo ricorso ai pesticidi, è un altro elemento chiave. Questi metodi aiutano le colture ad adattarsi al cambiamento climatico e non solo fanno produrre più cibo, ma contribuiscono anche a ridurre il fabbisogno di acqua del 30% e i costi energetici sino al 60%. In alcuni casi si possono incrementare le rese di sei volte, come dimostrano i test effettuati di recente in Africa australe. Le rese dei coltivatori che hanno seguito queste tecniche in 57 Paesi a basso reddito sono aumentate di circa l’80%.

Questo nuovo modello produttivo proposto dalla FAO incorpora anche un approccio che rispetta gli ecosistemi e capitalizza il ruolo della natura nella crescita delle colture (sostanze organiche contenute nel suolo, regolazione del flusso idrico, predatori contro i parassiti, pollinazione naturale). Da un modello omogeneo di produzione agricola si dovrà passare a sistemi produttivi responsabili che si adattino ai diversi luoghi e situazioni.

Sarà inoltre necessario dare sostegno agli agricoltori così che possano apprendere le nuove pratiche e tecnologie, mentre i Governi, da parte loro, dovranno rafforzare i programmi nazionali di miglioramento e selezione delle specie vegetali per sviluppare nuove varietà di sementi resistenti ai cambiamenti climatici.
I Governi dovranno anche fornire incentivi all’adozione di questo nuovo modello, come ad esempio ricompensare la buona gestione degli ecosistemi e promuovere maggiori investimenti in agricoltura. I Paesi sviluppati dovranno incrementare la quota di aiuti ufficiali allo sviluppo da destinare all’agricoltura dei Paesi in via di sviluppo, i quali da parte loro dovranno allocare una quota più ampia dei loro budget nazionali al settore agricolo. Lo studio auspica anche un aumento degli investimenti del settore privato sia a livello nazionale che internazionale.

“Il consumo insostenibile delle risorse naturali costituisce una grave minaccia per la sicurezza alimentare - ha affermato Monkombu Sambasivan Swaminathan, padre della Rivoluzione Verde in India - Questo libro evidenzia come possiamo lanciare una rivoluzione sempre verde, che porti ad una crescita continua della produttività, senza danni ecologici. Spero che sia letto e praticato diffusamente”.



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